Guida Completa del Colosseo per i Visitatori tutto quello che c’è da sapere sulla sua STORIA

Il Colosseo, o meglio l’Anfiteatro Flavio, è il monumento piú visitato d’Italia. Ogni anno circa 6 milioni di turisti vi entrano per ammirare questa splendida testimonianza dell’ epoca romana. Il biglietto di ingresso costa 12 euro, 7,5 per i ragazzi tra 18 e 25 anni (cittadini europei) mentre i minorenni non pagano, dura due giorni e da’ diritto di entrare anche ai Fori Imperiali. Attenzione perchè dentro al Colosseo possono entrare contemporaneamente al massimo 3000 persone. Superata questa soglia bisogna aspettare che escano turisti per entrare, ecco perchè spesso si formano code.

Il Colosseo è stato completato nell’80 d.C. ed intorno ad esso, la piazza è ancora pavimentata con le originali lastre di marmo.

L’entrata si trova nel lato sud, qui il grande muro esterno ad arcate è interamente scomparso, crollato o spogliato dei materiali, e soltanto la malridotta struttura interna è visibile. Squassato da diversi terremoti e usato come cava di marmo e mattoni per secoli, il Colosseo è oggi ridotto a meno della metà del suo volume originale, anche se questa spoliazione non è riuscita a distruggerne la grandiosità.

Il monumento ha 80 archi d’ingresso, 76 dei quali venivano usati contemporaneamente dal pubblico. L’ingresso era gratuito, ma i posti erano numerati) mentre gli altri quattro ingressi, uno a ogni punto.

cardinale sulle estremità dei due assi dell’ellisse (di 188 e 156 metri), erano riservati a uso ufficiale (i due ingressi sull’asse maggiore servivano anche all’entrata e uscita delle processioni religiose che aprivano gli spettacoli).

rome-colosseo

L’ingresso oggi in uso è uno dei quattro ingressi ufficiali, quello sud. L’introduzione recente, per la prima volta nella storia, del biglietto d’ingresso genera a volte file interminabili. Se le vostre particolari limitazioni di tempo vi costringono a rinunciare alla visita all’interno del monumento, proseguite all’esterno in senso orario fino alle entrate numerate XXXVIII e XXXVIIII, saltando qui un paio di pagine.

Entrando, vedete davanti a voi l’arena, o meglio le sue viscere, essendo stato parzialmente rimosso il pavimento per mostrare le complesse strutture sotterranee del teatro. Tutt’intorno vi è lo scheletro dell’immensa area destinata al pubblico, la cavea. Ma la miglior veduta si ha da un piano superiore; vi si arriva da una scalinata che troverete andando verso sinistra e superando di pochi metri l’altro ingresso ufficiale (ovest). Salita la scala raggiungete a sinistra la recinzione metallica e poi, nuovamente a sinistra, affacciatevi sull’arena. Sono visibili tre delle quattro entrate “ufficiali” al pianterreno; quella alla vostra sinistra (nord), fiancheggiata da pilastri e oggi contraddistinta da una croce, era riservata all’imperatore e al suo seguito.

Costoro sedevano al di sopra dell’entrata nel palco imperiale e, accanto a loro, in un settore chiuso da balaustra, stavano le altre autorità civili e religiose tra cui le Vestali.
Tutti gli altri sedevano su gradinate che ricoprivano l’intera area, rigorosamente divisi per categorie. Due zone circolari principali, che arrivavano fino al penultimo cerchio delle finestre quadrate, erano riservate ai cittadini romani maschi, suddivisi a seconda delle classi sociali (queste suddivisioni erano chiaramente indicate sui gradini che facevano da sedile, alcuni dei quali sono rimasti intatti fino a noi). Una terza zona al di sopra di queste, ora scomparsa, aveva banchi di legno su cui sedevano le donne e coloro che non erano cittadini romani. Gli schiavi occupavano posti in piedi su una balconata con colonne ancora più in alto, anch’essa caduta.

La folla degli spettatori affluiva ordinatamente da una rete di corridoi e di scale (in alcune di esse sono ancora visibili gli scalini originali), che metaforicamente la “vomitava” nella cavea da 160 uscite, che per questo venivano dette “vomitoria“, visibili tutto intorno in forma di bunker.

Il pavimento dell’arena ora mancante era di legno e ricoperto da uno spesso strato di rena (di qui il nome di “arena”). Durante gli spettacoli con belve il pubblico era protetto da una barricata di zanne d’elefante disposte con la punta all’indentro tutto intorno all’arena, mentre arcieri dislocati in postazioni coperte si tenevano pronti a intercettare con le loro frecce gli animali in fuga. Inizialmente condutture idriche sotterranee allagavano l’arena per esibizioni navali, ma quando gli spettacoli con animali divennero particolarmente popolari le naumachie vennero spostate in stadi speciali in modo da lasciare le sostruzioni dell’anfiteatro interamente disponibili per il movimento degli animali e per gli elaborati meccanismi di scena.

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Il labirinto sotterraneo che ora vediamo conteneva cubicoli per gli inservienti, gabbie per le bestie, magazzini per i materiali, camere di pronto soccorso e un complesso sistema di scivoli, trabocchetti e ascensori a contrappeso per sollevare gli animali e gli accessori scenici.
Una galleria sotterranea collegava l’arena, verso est, con la scuola dei gladiatori che osserverete più tardi fuori del Colosseo. Un’altra portava a un ospedale, un’altra ancora a un obitorio (spoliarium). Quest’ultimo tunnel passava forse anch’esso sotto l’ingresso est – direttamente di fronte a voi – chiamato Porta Libitinaria o della morte (Libitina era la dea dei cadaveri). Quando gli spettacoli erano usati per esecuzioni su vasta scala, i cadaveri venivano sospinti, qualche volta insieme alle carogne degli animali, verso grandi fosse comuni di cui forse ancora esiste traccia sotto l’attuale via San Gregorio.

Dopo ogni battaglia, inservienti con il volto nascosto da una maschera del dio Mercurio – la guida verso l’Aldilà – si accertavano che i caduti fossero veramente morti percuotendoli con un mazzuolo sulla fronte, e se necessario davano il colpo di grazia. Durante i combattimenti in massa e nelle cacce, l’odore del sangue e della carne bruciata e quello degli animali selvatici diventava insopportabile, nonostante i tentativi per mascherarlo con profumi e incenso.

Girate verso sinistra, arrivando subito al lato nord, che è quello meglio conservato dell’anfiteatro. Qua e là sono visibili i resti delle originali scale interne. Sulla destra, la sottostante entrata imperiale è riconoscibile dalla grande Croce innalzata davanti ad essa in epoca recente. Tredici o 14 archi dopo questo punto (tre o quattro dopo quello in cui è posto un sarcofago di pietra, presso il quale notate un tratto del pavimento originale) gli archi incorniciano, su un pendio erboso e dietro ad alberi di palma, l’area su cui continuava il complesso della Domus Aurea. Parte della residenza principale esiste ancora. Pure da questa parte, nella scarpata a verde limitata dalla strada, sono visibili ruderi di pilastri in mattoni che appartenevano alle Terme di Tito, che forse furono un semplice riadattamento a uso pubblico dei bagni privati della Domus Aurea.

Continuate tutto intorno, poi discendete verso l’uscita (porta ovest). Prima di uscire, notate, nell’androne, sulla sinistra, blocchi di marmo commemoranti restauri in età romana. Due di essi, di dimensioni simili, recano iscrizioni incise nei rozzi caratteri del periodo della decadenza in cui si ringraziano vari notabili per i restauri dell’anfiteatro condotti dopo «abominevoli» terremoti del V secolo d.C.

colosseo dentro

colosseo dentro

Nei pilastri delle arcate sono inserite targhe marmoree settecentesche, che i visitatori possono baciare per l’acquisto di indulgenze. Risalgono al periodo in cui il Colosseo era considerato luogo sacro per il martirio che vi si presumeva avvenuto di innumerevoli cristiani. Fino a epoca recente l’arena, contrassegnata dalla grande Croce dell’entrata Nord e dalle stazioni del Calvario, era anche teatro di frequenti processioni e funzioni religose (e forse lo è ancora).
Fuori dell’anfiteatro, avviatevi verso destra (cioè in senso orario) per osservarne dall’esterno il lato meglio conservato (nord).

La solenne facciata di travertino è quasi intatta. Tre arcate sovrapposte, sormontate da un quarto piano senza arcate, sono ornate di colonne dei tre tradizionali ordini greci: dorico, ionico e corinzio. Sopra la maggior parte delle arcate del pianterreno – le entrate – sono visibili i numeri romani corrispondenti a quelli che erano sulle tessere d’ammissione degli spettatori, così che ognuno poteva trovare facilmente il proprio posto. Sul piano attico senza arcate, poco sotto il cornicione che corre tutt’intorno all’edificio, vi è una serie continua di corti scaffali di marmo. Attraverso scanalature negli scaffali e fori nel cornicione venivano eretti 240 pali di legno di pino, dai quali il famoso tendone di copertura, il velarium, veniva disteso su tutta l’arena.

Tra le entrate numerate XXXVIII e XXXVIIII vi è l’entrata imperiale (nord), senza numero e più larga delle altre. Era sontuosamente decorata in stucco; resti di un disegno geometrico possono essere osservati nella seconda arcata interna e sui soffitti a volta.
La curva finisce con un gigantesco contrafforte orizzontale di mattoni, uno dei due aggiunti nell’Ottocento per sostenere il muro mutilato dai saccheggi di materiale. Gli immensi blocchi di marmo sembrano ancora sul punto di crollare.

Qui davanti, nel punto dove finiva la pavimentazione di marmo e cominciava quella di selce basolato si trovano cinque basse colonne, un tempo connesse da una ringhiera di ferro. Queste colonnette giravano un tempo tutto attorno al Colosseo ed erano forse anche usate per ancorare corde del velarium. Passato il contrafforte di mattoni, in un’area che ha ancora l’originale pavimento di marmo si vedono da vicino alcuni degli ambienti sotterranei dell’arena, incluso il corridoio che la collegava con la scuola dei gladiatori.

Lasciamo, da questo lato, il Colosseo usando la moderna gradinata visibile un po’ a destra. Dopo aver attraversato il (pericoloso) passaggio con semaforo alla vostra destra, spostatevi per due isolati verso sinistra fino a raggiungere il basso recinto di uno scavo. Qui vi sono le rovine del Ludus Magnus, la più grande delle quattro scuole per gladiatori esistenti a Roma, quella che un passaggio sotterraneo collegava con il Colosseo.

Lo scavo espone poco più di un terzo della superficie della scuola. L’edificio ricurvo di cui vedete i resti continuava (sotto la presente via San Giovanni in Laterano) formando un’ellisse. Era questa la piccola arena in cui si addestravano i gladiatori, certamente familiare a Spartaco, circondata da una cavea o gradinata per gli istruttori e i colleghi. A ogni estremità di questa parte dell’ovale vi sono i resti di fontane triangolari; altre due simmetriche erano nel lato ora sepolto sotto la strada.

Dietro la piccola arena ci sono i ruderi di 14 celle, il dormitorio degli allievi gladiatori. Un’analoga fila era dalla parte opposta.
Nei pressi del Ludus Magnus c’erano altre tre palestre minori per i gladiatori, il Ludus Dacicus, il Ludus Gallicus – per i prigionieri di queste due nazionalità – e il Ludus Matutinus per i combattimenti con animali. Solamente della prima resta qualche traccia.

Vi consigliamo l’acquisto de La Grande Guida Di Roma, libro bellissimo scritto da Mauro Lucentini, noto giornalista e saggista romano con l’aiuto della moglie Paola e dei due figli Eric e Jack, tutti appassionati romanisti. Pubblicata in Italia, in Inghilterra, in Germania e negli Stati Uniti, la guida Lucentini è stata giudicata dovunque uno strumento di bontà senza precedenti

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